Trota lago

La trota lago è stata una delle mie prime tecniche di pesca. Da piccolo, dopo costanti insistenze, qualche anima pia, mi portava ogni tanto a trascorrere la domenica sulle sponde di un bacino artificiale della mia città. Inizialmente, vedendo le iridee in superficie, pescavo a galleggiante, avendo successivamente capito che i pesci amavano stazionare nei pressi di un fontanile, facevo compiere alla mia lenza delle passate sulla corrente generata dal getto di quest’ultimo. Dopo l’acquisto, avevo sì e no 10 anni, della mitica videocassetta “pesca alla trota in lago” con protagonista Fausto Buccella (pioniere della pesca alla trota in cava) e dopo averla visionata un centinaio di volte :-), la mia tecnica pian piano muta e si “affina”. La pesca alla trota nei laghi a pagamento può, all’apparenza, sembrare banale. Certamente prendere un paio di pesci è facile, catturare con continuità, specialmente nei momenti di “stanca” e quindi con trote apatiche è tutt’altra cosa. Quello che accomuna le diverse tecniche, è l’azione di recupero, finalizzata a mettere in rotazione l’esca naturale. Le insidie più usate sono: camola, sia singolarmente che in coppia, lombrico, caimano e tebo. Tutte innescate su ami appositi, a filo fino e pancia larga di misura compresa tra il 4 e l'8 (trovo ottimi i Gamakatsu LS623N). L’innesco avviene a calzare, e facendo in modo che in acqua entri in rotazione. I finali in tutti i casi variano dallo 0.12 allo 0.18.

Le tecniche per la pesca alla trota possono essere raggruppate in tre “rami”:

1) Piombino

2) Bombarda

3) Galleggiante

• La pesca con il piombino viene effettuata utilizzando canne, sottili e nervose, dai 3.60 ai 4.20mt. (le misure intermedie vanno per la maggiore),capaci di reggere zavorre dall’uno ai sei grammi. Il cimino delle stesse deve essere “sdoppiato” in carbonio pieno, per accompagnare la mangiata del pesce, se non nasce così di fabbrica, è un'operazione facilmente eseguibile anche in proprio (spiegherò l’esecuzione in un articolo). L’azione di pesca “base” consiste nel lancio e recupero dell’esca naturale, che, per il metodo di innesco, tenderà a girare su se stessa. La lenza è costituita da un piombino di varie fogge (dalla tozza pallina all’allungato superslim), scorrevole sulla madre di norma dello 0.18/0.16, una girella tripla ed un finale intorno al metro. Le varianti principali della pesca a piombino sono due: Il saltarello e la tremarella. La prima consiste nel far “saltellare” piombo ed esca nelle varie corsie subacquee, una sorta di recupero a dente di sega soft. Secondo la forma e peso del piombo e velocità di recupero, la lenza può esplorare le diverse “fasce” d’acqua. L’azione di pesca consiste, in sostanza, nell’alzare leggermente la canna facendo strisciare la lenza a recupero fermo dando magari dei leggeri “colpetti”, e nel momento in cui si abbassa l’attrezzo, si agisce sul mulinello avvolgendo il filo in eccesso e così via. Se il pesce staziona sul fondo, si attende che il piombo si poggi sullo stesso durante le pause.

antonio pesca

La tremarella è una variante della pesca a striscio, che viene effettuata nei momenti in cui la trota risulta aggressiva. Utilizzando canne dall’azione ancora più “morbida” rispetto a quelle del saltarello. Si imprimono, attraverso l’avambraccio che impugna la canna, una serie di movimenti nervosi al fusto, che, accompagnati da un recupero a singhiozzo del mulinello, faranno compiere all’esca dei movimenti estremamente realistici, simili a quelli di un pesciolino in fuga dal predatore.

• La bombarda è un attrezzo destinato ai laghi grandi. E' una tecnica che utilizzo spessissimo anche in mare, in cui è stata importata. Fermo restando l’innesco, la canna deve avere un'azione rigida ma sensibile in punta, in grado di scagliare alla massima distanza i pesi utilizzati. La bombarda, non è altro che un piombo rivestito di materiale galleggiante che ne diminuisce in acqua il peso, la famosa “galleggiabilità”. Ad esempio un'attrezzo che in “aria” pesa 30gr. in acqua può risultare di 5gr. oppure 10gr. a secondo dello spessore del materiale che riveste il piombo e della sua consistenza. La lenza è formata dalla bombarda inserita sul filo madre, girella tripla e finale sui due metri, può essere necessario, nel caso in cui le zavorre abbiano un peso consistente creare uno shock leader per ammortizzare lo strappo nel lancio, utilizzando filo di diametro superiore. Con questa tecnica si riescono a intercettare i pesci a centro lago nei vari strati di profondità, variando stile di recupero e galleggiabilità della zavorra.

• La pesca a galleggiante può essere sia statica che dinamica. Nel primo caso prevede una montatura classica, galleggiante dal grammo ai 3gr. e scanalatura di pallini. Finale collegato alla girella di diametro ridotto e innesco a calzare. Ogni tanto si possono effettuare dei leggeri “inviti”

per invogliare il pesce all’attacco. La pesca a striscio a galla si avvale dell’utilizzo del galleggiante a penna di pavone o di forme più raccolte, anche scorrevoli, secondo i gusti e le esigenze. La lenza è identica a quella utilizzata per la pesca a piombino con l’aggiunta però di un galleggiante sulla madre, con compito di sostegno dell’apparato pescante, e tarato naturalmente dalla leggera zavorra. L’azione di pesca è costituita da un recupero lineare intervallato da brevi pause, si sommerà quindi alla rotazione dell’esca un invitante sali-scendi. Il fondo da dare al galleggiante è naturalmente quello dove presumiamo stazionino i pesci, tenendo conto che il recupero inclina il terminale. Questa tecnica la utilizzo raramente, soprattutto quando voglio avere la bella sensazione di “vedere” il galleggiante sparire sott'acqua. Non la amo molto per la scarsa personalizzazione che implica (il che non vuol dire che sia inefficace, anzi…)