Pesca seppie e calamari

La pesca dei cefalopodi è venuta prepotentemente alla ribalta negli ultimi anni, grazie all’importazione di nuove attrezzature e tecniche dal sol levante. In Giappone, infatti, le tecniche di cattura rivolte a seppie e calamari sono una vera e propria mania nazionale, raggiungendo livelli di complessità e specializzazione non riscontrabili in nessuna altro paese. La pesca rivolta ai decapodi comunque, è vecchia come il cucco, nel senso che, ricordo da sempre, soprattutto arzilli pensionati, dedicarsi assiduamente alla loro cattura con lunghe canne in fibra, olivetta da 20-30 grammi e finale con attaccata una totanara sbiadita come esca. La stagione ideale per i cefalopodi parte dal tardo autunno, ha il picco in pieno inverno e prosegue fino ad aprile, periodo in cui le seppie raggiungono le taglie più interessanti (almeno dalle mie parti è così). Gli “hot spot” sono le spiagge preferibilmente con qualche chiazza di misto, le scogliere, porti e pontili. Oggi il “Japan style” con il suo Eging sta pian piano prendendo il sopravvento sul "vecchio stile", attraverso le sue due tecniche principali: Tataki, caratterizzata dall’utilizzo di piccole imitazioni (Oppay) collegate in serie e terminanti con un piombo (tipo sabiki), e Naory che prevede l’utilizzo di una sola totanara ed è praticata esclusivamente da terra. Entrambe hanno in comune attrezzature specifiche: canne leggere e sensibili, trecciati di ridotto libraggio, mulinelli di alta gamma, esche artificiali bilanciate e molto curate nelle colorazioni e quindi performanti. Purtroppo le mie tasche semivuote impongono la razionalizzazione delle risorse utilizzate, anche se l’efficacia per quanto riguarda i risultati conseguiti rimane soddisfacente. Personalmente ritengo che per iniziare, ma anche per proseguire, basti una canna medio-morbida capace di lanciare intorno ai 40-50gr. lunga poco più di due metri, un mulinello caricato con multifibra di libraggio preferibilmente ridotto o con filo dello 0.25, uno spezzone di nylon finale se si utilizza il trecciato (80cm. di 0.30 circa), un moschettone per collegare l’artificiale, quest’ultimo è la classica totanara armata di cestello di aghi. Le esche possono essere “lisce” o rivestite di seta, le prime più indicate per le seppie, che dovrebbero scivolare con più facilità sul cestello di aghi, le seconde valide per entrambe le specie, è consigliato quindi, se si vuole rimanere sul “generico”, utilizzare totanare rivestite, tenendo conto che seppie e calamari condividono gli ambienti di vita. I prezzi delle esche artificiali oscillano da 1 euro

a 15€, certamente le più costose, oltre ad avere un rivestimento in seta e una colorazione migliore e più resistente, hanno come pregio principale il fatto di essere bilanciate in maniera ottimale, si riescono a far lavorare meglio nelle varie corsie subacquee e riducono l’incaglio sul fondo quando utilizzate tra gli scogli. Naturalmente gli artificiali di poco prezzo hanno un bilanciamento meno accurato, la mano del pescatore è in grado, però, di sopperire pienamente a questa piccola lacuna con i movimenti trasmessi alla canna e un ragionato recupero; intervallando soste, giri di mulinello lenti a quelli leggermente più veloci. Le totanare hanno un numero identificativo che ne indica le dimensioni. I "ciuffetti laterali" dietro gli occhi dell'esca finta ipoteticamente servono, oltre che ad imitare le zampette del gambero o le pinne dei pesci, soprattutto a infastidire i cefalopodi che attaccano sulla testa, portandoli ad avvinghiarsi alla coda dell’artificiale rimanendo così più facilmente punti dalla corona di aghi. Nel caso in cui il gamberone sia troppo pesante, ma di lunghezza ideale per le esigenze contingenti è possibile limare la bavetta di piombo, nel caso in cui (ipotesi più probabile) la zavorra non sia sufficiente a raggiungere e mantenere il punto in cui si suppone siano i nostri amici tentacolati, basta aggiungere un piombino nel moschettone di aggancio della totanara (vedi foto). I momenti più propizi per la pesca dei cefalopodi sono alba, tramonto, ma soprattutto notte, anche inoltrata.

Per quest’ultima fase esistono in commercio, totanare fosforescenti, che a contatto con la luce si “caricano” rimanendo luminose per un certo periodo di tempo. C’è chi poi, nella pesca notturna, interpone uno starlight prima dell’esca, personalmente né illumino la totanara se fosforescente né inserisco luci chimiche, ritenendo (ma è una mia personalissima opinione) che da riva tali operazioni siano inutili. Molto più fruttuose, invece sono le fonti luminose (es. lampioni) che proiettano in acqua, attirando in primis minutaglia e di conseguenza predatori al loro seguito, il lancio non deve essere effettuato verso la “luce viva” ma è consigliato lanciare nel “bordo” della proiezione. L’azione di pesca per le due specie si differenzia poiché non vivono negli stessi strati d’acqua. La seppia è prettamente bentonica, vive a contatto con il fondo, la nostra esca artificiale deve quindi viaggiare a stretto contatto con il substrato, manovrata in modo tale da farla strisciare e “saltellare” fino al massimo una spanna dallo stesso. Le pause devono essere frequenti e durare anche qualche secondo. Il calamaro invece ama gli strati intermedi e superficiali, meno frequentemente si aggira nei pressi del fondo, l’esca di conseguenza deve sondare tutte le corsie, fino a quando il primo cefalopode non ci indichi quella su cui insistere. I movimenti sono simili, saltelli, “svirgolate” pause. L’importante è concentrarsi sull’esca, i movimenti di canna e i recuperi di mulinello saranno automatici. A differenza delle tecniche giapponesi dai movimenti “vigorosi”e veloci, le sollecitazioni di canna e mulinello (secondo la mia opinione) in entrambi i casi, devono essere meno brusche, molto più “dolci” se mi si passa il termine. L'"abboccata" si manifesta con un'appesantimento, a cui deve fare seguito una "leggerissima" ferrata ed un recupero continuo da parte del pescatore. Le colorazioni degli artificiali, variano in base alle condizioni atmosferiche e al foraggio presente sul luogo di pesca, colori sul rosso rappresentano gamberetti, triglie, pagelli mentre quelli azzurro/verde pesce pelagico come sardine, alici ecc… Non esistono regole certe per la scelta del colore, è bene avere una discreto numero di totanare di diverse tinte senza naturalmente esagerare. Per finire, nel caso in cui il gamberone preferito da pochi euro, è sul punto di perdere la girellina di testa che funge da attacco, è possibile collegarla tramite un foro presente poco prima degli occhi, nella parte superiore, che viene solitamente coperto dalla seta ma visibile in controluce.

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