Pater noster

pater noster piramide

Il pater noster è un terminale che nasce per la pesca a surfcasting. Indicato per le situazioni di alta turbolenza, riesce a reggere le correnti in maniera egregia senza patire i grovigli. La preda cui è destinato principalmente è il sarago. Sono i branchi di tale specie, infatti, che pascolano tra i marosi con un’agilità disarmante. Possono cadere in tentazione, soprattutto se il calamento è giunto in una zona meno turbolenta, come il bordo di una buca o canalone, anche le spigole, le orate, le occhiate o le mormore. Il pater noster si rivela il calamento ideale quando la ricerca è rivolta tra i frangenti che si susseguono su spiagge basse, o per pescare appena dietro l’unico ed esplosivo cavallone che si forma sulle coste profonde e ciottolose. Nel corso del tempo il calamento si è snellito, gli snodi soprattutto, si sono miniaturizzati. I fili da adottare sia per la costruzione del trave che dei finali rimangono di diametro piuttosto sostenuto. Oltre al filo in bobina, anche shock leader, trave e terminali sono sottoposti al logorio continuo delle correnti. Dovremmo lottare oltre che con i pesci (si spera), spesso anche con le alghe che si depositano sul filo e con il fondo molle, capace di rendere molto difficile lo scalzamento del piombo. Nei casi in cui la presenza di detriti in sospensione sia veramente massiccia, ma la nostra esperienza ci consiglia di insistere, l’unica parziale soluzione è di passare al monofilo diretto in bobina, se non dobbiamo forzare, basta un diametro dello 0.40 o 0.45. Eviteremo così che le alghe si posizionino sul nodo dello shock, andandosi a depositare sulla giunzione lenza madre – trave, rendendo la pulizia del calamento più agevole.In base al peso della zavorra e allo stile di lancio da eseguire, sceglieremo il diametro di trave e shock leader, che varierà,  comunque, da uno 0.50 a salire. I braccioli partiranno come minimo dallo 0.25, e non si dovrà indugiare, se la situazione lo richiedesse, a salire nello spessore del monofilo. La loro lunghezza varierà anch’essa in base allo stato del mare, accorciando o allungando il finale quando lo suggeriranno le correnti. Gli snodi saranno costruiti con il classico perlina-girella-perlina. Il sistema di bloccaggio per il join potrà essere costituito dagli stopper in gomma (permettono il riposizionamento dello snodo scorrendo sul trave), da un nodo uni a 7 spire costruito con filo da legature (usato per fissare gli anelli al fusto delle canne da pesca), oppure le perline potranno essere incollate direttamente al trave utilizzando la Loctite 406. Le esche da utilizzare con questo terminale sono molteplici. Il sarago, soprattutto in “perlustrazione” durante le mareggiate è di bocca buona. Gambero rassodato con il filo elastico, verme coreano, verme americano, bibi, seppia, calamaro, cannolicchio sono tra le esche più indicate. I bocconi possono essere innescati singolarmente o mixati tra loro (Es. gambero e coreano appuntato dalla testa). L’innesco di dimensioni più sostenute, per una questione “idrodinamica” va innescato sempre sul bracciolo più vicino al piombo. Gli ami saranno dimensionati in base alle esche utilizzate, privilegiando la forma beack, poiché la mangiata, soprattutto dei saraghi a mare mosso, avviene “al volo.” Personalmente, lo spazio sul trave che lascio tra i due braccioli non è il doppio della lunghezza degli stessi più qualche centimetro come fatto dai più. È un evento molto raro, infatti, (sempre che il lancio venga eseguito correttamente in favore di corrente) che gli stessi si ingarbuglino tra loro.

terminale pater noster disegno esplicativo

La loro lunghezza varierà anch’essa in base allo stato del mare, accorciando o allungando il finale quando lo suggeriranno le correnti. Gli snodi saranno costruiti con il classico perlina-girella-perlina. Il sistema di bloccaggio per il join potrà essere costituito dagli stopper in gomma (permettono il riposizionamento dello snodo scorrendo sul trave), da un nodo uni a 7 spire costruito con filo da legature (usato per fissare gli anelli al fusto delle canne da pesca), oppure le perline potranno essere incollate direttamente al trave utilizzando la Loctite 406. Le esche da utilizzare con questo terminale sono molteplici. Il sarago, soprattutto in “perlustrazione” durante le mareggiate è di bocca buona. Gambero rassodato con il filo elastico, verme coreano, verme americano, bibi, seppia, calamaro, cannolicchio sono tra le esche più indicate. I bocconi possono essere innescati singolarmente o mixati tra loro (Es. gambero e coreano appuntato dalla testa). L’innesco di dimensioni più sostenute, per una questione “idrodinamica” va innescato sempre sul bracciolo più vicino al piombo. Gli ami saranno dimensionati in base alle esche utilizzate, privilegiando la forma beack, poiché la mangiata, soprattutto dei saraghi a mare mosso, avviene “al volo.” Personalmente, lo spazio sul trave che lascio tra i due braccioli non è il doppio della lunghezza degli stessi più qualche centimetro come fatto dai più. È un evento molto raro, infatti, (sempre che il lancio venga eseguito correttamente in favore di corrente) che gli stessi si ingarbuglino tra loro.

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