Camola del miele

La camola del miele è tra le esche più conosciute. Utilizzata principalmente per la pesca alla trota sia in lago che in torrente, non viene disdegnata da altre specie di acqua dolce. Il nome scientifico è Galleria Mellonella. L’insetto trascorre la prima parte della sua esistenza all’interno degli alveari, dove gli adulti avevano deposto le uova. Si nutre dei favi (cera, miele, polline) delle api e, probabilmente, è l’insetto più odiato dagli apicoltori. La larva, ha una colorazione gialla del corpo mentre la testa è di colore marrone, conosciuta anche come tarma della cera raggiunge la taglia massima di 3 cm. La fase del ciclo vitale utile al pescatore è quella larvale, dopo questo periodo, infatti, il baco crea il suo

soffice bozzo e in seguito si trasforma in un insetto grigiastro (orrendo). Le camole, come già sottolineato, sono, assieme al lombrico, le esche più utilizzate per la pesca alla trota. I “vermi” migliori sono quelli di consistenza “soda”, permetteno un innesco agevole senza perdite del liquido dolciastro e garantiscono la rotazione in acqua. Sono quindi da scartare all’atto dell’acquisto le tarme molli o scatole con esemplari che hanno scurito la colorazione, se non sono passati a miglior vita, a breve lo faranno, solitamente infatti, le camole del miele vengono “trattate” dai produttori per impedirne l’imbozzolamento ed è questa, purtroppo per loro, l’ultima fase della loro esistenza. Può essere conservata per un paio di settimane in frigo nello scompartimento delle verdure. L’innesco della camola avviene in maniera tale che una volta in acqua questo ruoti. Possono essere calzate sull’amo singolarmente, in due o anche tre esemplari alla volta. L’innesco singolo avviene pungendo il verme iniziando dalla testa e facendo fuoriuscire la punta qualche millimetro prima della coda, in maniera che una volta in acqua sotto trazione, del pescatore o della corrente, ruoti.

La singola camola può essere innescata anche cucendola due volte (consigliato con camole in ottime condizioni), in sostanza dopo aver trapassato il verme solo dalla parte della testa, viene fatto risalire sul filo e in seguito ripunto approssimativamente da dove esce il nylon e innescato a calzare normalmente. Con tale espediente si riesce a rendere il boccone sull’amo più solido. La doppia camola viene innescata inserendo una prima tarma, a partire dalla testa o dalla coda, calzandola completamente passando di qualche millimetro la paletta dell’amo, in seguito ne viene innescata un’altra, partendo dalla testa, e facendo fuoriuscire l’ardiglione a meno di metà verme. Naturalmente, se il tutto è eseguito in maniera corretta in acqua, l’innesco deve “girare” vorticosamente, per aiutare quest’effetto solitamente il “secondo” baco, destinato a coprire la curvatura dell’amo è di dimensioni minori. Se si pesca in torrente e si utilizzano uncini

di numerazione elevata, si possono usare anche tre camole, innescandone due tra filo e gambo e una terza, sempre per meno della metà, a coprire la curvatura. La camola può essere utilizzata anche in mare, con la tecnica dello striscio, sono principalmente interessate agli inneschi rotanti aguglie e occhiate, personalmente la trovo però un’esca di ripiego, si riesce a catturare sì, ma non con la continuità del coreano o del bigattino (correttamente innescato). Un ultimo consiglio, per permettere una rotazione dell’esca più agevole, della camola ma anche di altre insidie, è utile disassare la punta dell’amo rispetto al gambo piegando dolcemente quest’ultima utilizzando delle pinze.